Questa
sera ci è saltata l'ultima incandescente. Mi sono scottata per
l'ultima volta, tentando di sostituirla impavida senza guantone da
forno. Ho osservato il filamento tremolante, spezzato.
E' finita così un'epoca di letture notturne al tepore della luce del tungsteno, di abat-jours che ingialliscono, di fazzoletti che fumano, incoscientemente adagiati sulla lampada per fare atmosfera. E le lampadine che accendono le idee, ora sono senz'anima.
E' finita così un'epoca di letture notturne al tepore della luce del tungsteno, di abat-jours che ingialliscono, di fazzoletti che fumano, incoscientemente adagiati sulla lampada per fare atmosfera. E le lampadine che accendono le idee, ora sono senz'anima.
Mi
ricordo che da bambina, ad ogni cambio di lampadina, la stanza era
illuminata da una luce più forte che rendeva tutto un po' diverso,
più nuovo e fresco, ma meno intimo. “Tanto fra dopo un po' diventa
come prima”, ci dicevamo per superare il disagio. E dopo aver
distolto lo sguardo dal filamento incandescente, mi divertivo ad
osservare, aprendo e chiudendo gli occhi, macchie verdi impresse
sulla mia vista, che si muovevano lentamente davanti a tutto, fino a
sbiadire.
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